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User:Krankman/Sinhala

From Wikipedia, the free encyclopedia

I am translating parts of the excellent Italian article on Sinhala grammar here. It is a work in progress.

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Diglossia

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Below there are some examples of spoken vs. written language vocabulary; note however that the literary terms may occur in the spoken language, but much less frequent.

English Written Sinhala Spoken Sinhala
to be siṭinavā [siʈinəʋa] innavā [inːəʋa]
to help upakāra karanavā [upəkaːrə kərənəʋa] udavu karanavā [udau kərənəʋa]
with samanga [samaⁿga] ekka [ekːə]
and [haː] (used as "and") ...t [t] (attached to all items listed)

History

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Foreign influences

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Due to centuries of colonial rule, contemporary Sinhala contains many loanwords from Portuguese, Dutch and English.

In the modern spoken language, a vast number of English terms is used. E.g., it is very common to hear [mage ʋaif] ("my wife") instead of [mage biriⁿdə], or [miːʈimə] for "meeting".

Below there are some examples of spoken usage of English words in contrast to the indigenous terms exclusively used in the written language; it is however possible to encounter the indigenous terms in the spoken language, but generally less than the new ones.

English Written Sinhala Spoken Sinhala
city, town nagaraya [naɡərəjə] ṭavuma [ʈaumə]
meeting räsvīma [ræsʋiːmə] mīṭima [miːʈimə]
telephone durakathanaya [durəkatənəjə] fōn eka [fon(n)ekə]

Alfabeto singalese

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L'alfabeto singalese si è evoluto da quello brahmico, introdotto nell'isola nel VI secolo a.C.; attualmente prevede 56 caratteri, con quattro aggiuntivi aggiunti di recente per tradurre suoni stranieri come la f. Nella lingua singalese, si distinguono dodici vocali, sei brevi e sei lunghe.

The Sinhala alphabet has developed from Brahmi script, which was introduced to the island as early as the 4th century BCE.

I codici unicode vanno da U+0D80 a U+0DFF.

    0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 A B C D E F
D80  
D90  
DA0  
DB0   ඿
DC0  
DD0  
DE0  
DF0   ෿

Caratteristiche del singalese parlato

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La lingua singalese parlata ha le seguenti caratteristiche:

  • L'ordine nella frase è di tipo SOV (Soggetto-Oggetto-Verbo). Esempio: "io leggo il libro" si traduce [mamə pot liənəʋa], letteralmente "io libro leggo".
  • Non ci sono clausole subordinate relative, come in italiano; invece, si usano il participio e gli aggettivi verbali. Ad esempio, "l'uomo che mangia il riso" si traduce [bat kanə miniha], letteralmente "riso mangiante uomo".
  • È una lingua di tipo left-branching, cioè solitamente gli elementi sono messi prima della parola che determinano. Esempi: "la casa di Sunil" [sunilge gedərə], letteralmente "di-Sunil casa"; "una ragazza bella" [lassənə taruniək], letteralmente "bella una-ragazza".
  • Una eccezione al punto precedente sono le frasi che implicano una quantità, che solitamente seguono la parola che definiscono. Ad esempio: "i tre libri" si traduce [pot tunə], letteralmente "libri tre".
  • Non ci sono preposizioni, ma solo postposizioni. Esempi: "con Sunil" si traduce [sunil ekkə], letteralmente "Sunil con"; "sotto il tavolo" si traduce [meseː jaʈə], letteralmente "tavolo sotto".
  • Il singalese ha un sistema deittico spaziale con quattro temi (cosa abbastanza rara, a differenza dell'italiano, in cui è a tre): i temi dimostrativi sono [meː] "qui, vicino a colui che parla", [oː] "là, vicino a colui che ascolta", [arə] "là, vicino a una terza persona, visibile" and [eː] "là, vicino a una terza persona, non visible".
  • La presenza di consonanti pre-nasalizzate, nelle quali un breve nasalizzazione è aggiunta prima della consonante (es.: [ⁿd], [ᵐb], ecc.); la sillaba però resta monomoraica.

Fonetica

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L'inventario fonemico del singalese parlato consiste di 26 consonanti e 14 vocali, 7 brevi e 7 lunghe.

Vocali

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Anteriore Centrale Posteriore
Acuta ඉ [i], ඊ [iː] උ [u], ඌ [uː]
Medio-acuta එ [e], ඒ [eː] අ [ə], [əː] ඔ [o], ඕ [oː]
Medio-grave ඇ [æ], ඈ [æː]
Grave අ [a], ආ [aː]

Le vocali hanno tutte anche la rispettiva forma lunga. In singalese, come per le altre lingue indiane che hanno conservato questa caratteristica, è importante distinguere fra le vocali brevi e quelle lunghe, perché influisce sul significato della parola (confronta con l'ingl. live "vivere" e leave "partire"):

  SINGALESE    ITALIANO       SINGALESE    ITALIANO
   [ekə]       "uno"           [eːkə]       "quello"
   [urə]       "borse"         [uːra]       "maiale"
   [barə]      "pesante"       [baːrə]      "voti"
   [pirimi]    "maschio"       [piriːmə]    "riempimento"

Si noti quanto segue:

  • la vocale [ə] è simile allo schwa; le sillabe in [-a] non accentate e non iniziali sono sempre vocalizzate in [ə]. Esempio, "città" nagaraya [naɡərəjə]. Unica eccezione di sillaba iniziale pronunciata con la vocale [ə] è il verbo "fare" karanavā kərənəʋa)
  • la vocale [æ] e la corrispettiva forma lunga [æː] sono pronunciate come una e molto aperta.

Consonanti

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Nota bene: le consonanti fra parentesi tonde non si distinguono più nella lingua parlata.

Labiale Bilabiale Dentale Retroflessa Palatale Velare Glottale
Occlusive sorde ප /p/ ත /t/ ට /ʈ/ ච /c/ ක /k/
Occlusive sonore බ /b/ ද /d/ ඩ /ɖ/ ජ /ɟ/ ග /ɡ/
Prenasalizzate ඹ /ᵐb/ ඳ /ⁿd/ ඬ /ⁿɖ/ ඟ /ᵑɡ/
Nasali ම /m/ න /n/ (ණ /ɳ/) ඤ /ɲ/ ං /ŋ/
Fricative sorde ෆ /f/ ස /s/ (ෂ /ʂ/) ශ /ʃ/ හ /h/
Approssimanti ව /ʋ/ ය /j/
Liquide ර /r/, ල /l/ (ළ /ɭ/)

Nota bene:

  • le aspirate (o fricative) della lingua scritta sono state assorbite dalle rispettive occlusive. Ad esempio, la ඵ /pʰ/ della lingua scritta è pronunciata ප /p/; la consonante භ /bʰ/ è pronunciata come la බ /b/, e così via;
  • la nasale retroflessa ණ /ɳ/ è pronunciata come la nasale dentale න /n/;
  • la consonante ෂ /ʂ/ è confluita, nella pronuncia, nella ශ /ʃ/ (in alcune zone dello Sri Lanka questo fonema è pronunciato come la dentale ස /s/);
  • la liquidra retroflessa ළ /ɭ/ viene pronunciata come la liquida ල /l/.

Caratteristiche fonetiche

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La lingua singalese ha alcune caratteristiche fonetiche tipiche delle lingue indiane, sia indeuropee che dravidiche, e assenti in italiano:

  • la presenza di consonanti retroflesse (/ʈ/, /ɖ/);
  • la differenza fra le vocali brevi e lunghe;
  • il suono /æ/, assente in altre lingue indiane e nel sanscrito;
  • la presenza di 4 consonanti prenasalizzate.

Oltre a molte parole tamil assorbite nel corso dei secoli, oggi il singalese (scritto e parlato) ha alcune caratteristiche che potrebbero derivare dall'influenza delle lingue dravidiche:

  • la distinzione fra la e, o brevi e fra la ē, ō lunghe
  • la perdita dell'aspirazione

Grammatica

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Nomi

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Il singalese ha una struttura simile alle diverse lingue indiane. Mentre la differenza fra i generi è minima (limitata in pratica solo alle forme femminili di nomi maschili, es. "gallo" /kukula/, "gallina" /kikiliː/), il singalese distingue fra i nomi animati (cioè, che si riferiscono a uomini o animali) e quelli inanimati (che si riferiscono a cose).

Casi nominali

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La lingua ha cinque casi nominali:

  • nominativo, cioè la forma base (es. "amico" /yaːlua/; "città" /nagəreː/);
  • genitivo, che indica il possesso per i nomi animati ("dell'amico", /yaːluage/), e il complemento di specificazione e di stato in luogo (locativo) per quelli inanimati ("della/in città" /nagərəje/);
  • dativo, che indica il complemento di termine o di moto a luogo ("all'amico", /yaːluaʈə/; "alla città" /nagəreːʈə/);
  • accusativo, usato solo per i nomi animati, che indica il complemento oggetto ("amico (ogg.)", /yaːluaʋə/);
  • strumentale, che indica il complemento di agente o di mezzo ("dal/con l'amico" /yaːluagen/; "dalla città" /nagərəjen/).

Resta anche traccia del caso vocativo, si veda paragrafo più avanti.

I nomi animati hanno le seguenti caratteristiche:

  • si riferiscono sempre a persone o animali;
  • solitamente, se nomi comuni terminano in /-a/ se maschili, e in /-iː/ se femminili; se nomi propri, i maschili terminano solitamente per consonante o con il suffisso /-ə/, e i femminili in /-iː/;
  • formano il genitivo in /-ge/ che indica possesso, e hanno il suffisso dell'accusativo.

I nomi inanimati, invece:

  • si riferiscono sempre a oggetti o cose;
  • se derivati dal sanscrito o dal pali, solitamente terminano in /-əjə/ o /-eː/, oppure in /-aʋə/;
  • non hanno mai il suffisso dell'accusativo.

Declinazione

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Numero Caso Nomi animati Suffisso Esempio Nomi inanimati Suffisso Esempio
Sing. Nominativo "(l')amico" == යාලුවා /yaːlua/ "(la) città" === නගරය /nagəreː/ (letter. /nagərəjə/)
Genitivo "dell'amico" /-ge/ යාලුවාෙග් /yaːluage/ "della/in città" /-eː/ නගරෙය් /nagəreː/ (letter. /nagərəjeː/)
Dativo "all'amico" /-ʈə/ යාලුවාට /yaːluaʈə/ "alla città" /-ʈə/ නගරයට /nagəreːʈə/
Accusativo "l'amico (ogg.)" /-ʋə/ යාලුවාව /yaːluaʋə/ (come nomin.) ===
Strumentale "dall'amico" /-gen/ යාලුවාෙගන් /yaːluagen/ "dalla/con la città" /-en/ නගරෙයන් /nagərəjen/
Plur. Nominativo "(gli) amici" == /yaːluoː/ "(le) città" === /nagərə/
Genitivo "degli amici" /-nge/ /yaːluange/ "delle/nelle città" /-ʋalə/ /nagərəʋalə/
Dativo "agli amici" /-nʈə/ /yaːluanʈə/ "alle città" /-ʋaləʈə/ /nagərəʋaləʈə/
Accusativo "gli amici (ogg.)" /-nʋə/ /yaːluanʋə/ (come nomin.) ===
Strumentale "dagli amici" /-ngen/ /yaːluangen/ "dalle/con le città" /-ʋalin/ /nagərəʋalin/

Si noti l'alternanza, nel plurale, di un tema per il caso diretto (nominativo) e un tema per i casi indiretti (od obliqui), ai quali si uniscono i suffissi dei casi nominali.

Caso indiretto (obliquo)
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Nel caso dei nomi animati, il tema del caso indiretto (obliquo) si forma sempre con una /-n-/ infissa, mentre per i nomi inanimati si ha /-ʋalə-/. Nel prospetto della declinazione, sono stati indicati gli infissi per motivi di semplificazione.

Plurale

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La formazione del plurale dei nomi è piuttosto complessa, a grandi linee si può riassumere quanto segue:

Nomi animati:

  • i nomi animati in /-a/ hanno il plurale regolare in /-oː/ ("amico" /yaːlua/, plur. /yaːluoː/);
  • quelli femminili in /-iː/ hanno il plurale regolare in /-ijoː/ ("gallina" /kikiliː/, plur. /kikilijoː/);
  • i nomi che si riferiscono a rapporti di parentela familiare, così come alcuni titoli, hanno una forma plurale speciale in /-la/ ("mamma" /amma/, plur. /ammala/)

Nomi inanimati:

  • i nomi in /-əjə/ o /-eː/ hanno il plurale in /-ə/ ("città" /nagəreː/, plur. /nagərə/);
  • i nomi in /-aʋə/ perdono il suffisso al plurale ("sala" /ʃalaʋə/, plur. /ʃala/);
  • alcuni nomi con doppia consonante e /-ə/ finale trasformano la doppia in consonante semplice seguita da /-u/ ("campo, orto" /ʋattə/, plur. /ʋatu/) o da /-i/ ("creatura" /mæʋillə/, plur. /mæʋili/);
  • altri nomi perdono la vocale finale, e hanno il plurale in consonante ("nome" /namə/, plur. /nam/).
Vocativo
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Solo in relazione ai nomi animati, resta nel singalese parlato una traccia del vocativo, usato quando ci si rivolge a qualcuno direttamente.

Nomi che indicano parentela
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Quando si tratta di nomi che indicano parentela, il vocativo singolare si forma con il suffisso /-e/ opp. /-eː/, mentre la forma del plurale è usata come vocativo:

  • "papà" /taːtta/, vocat. sing. /taːtte/, vocat. plur. /taːttala/
  • "mamma" /amma/, vocat. sing. /amme/, vocat. plur. /ammala/
  • "figlio" /puta/, vocat. sing. /puteː/, vocat. plur. /putala/
Altri nomi animati
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I nomi maschili formano il vocativo singolare aggiungendo /-o/ opp. /-oː/:

  • "ragazzo" /kolla/, vocat. sing. /kollo/
  • "tigre" /koʈia/, vocat. sing. /koʈio/

I nomi femminili, invece, hanno il suffisso /-e/:

  • "ragazza" /kellə/, vocat. sing. /kelle/
  • "donna" /striə/, vocat. sing. /strie/

Il vocat. plurale si forma aggiungendo una -eː al tema del caso indiretto (obliquo) del plurale, che termina sempre in /-n/:

  • "ragazzi" /kollo/ (tema caso indir. /kollən-/), vocat. plur. /kolləneː/
  • "donne" /striə/ (tema caso indir. /striən-/), vocat. plur. /striəneː/

Indeterminazione

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In singalese, un nome nella forma base lo si può tradurre come se fosse determinato: /yaːlua/ significa sia "amico" che "l'amico".

L'equivalente dell'articolo indeterminativo è il suffisso /-k/, traducibile con l'italiano "uno/una".

Se unito a nomi animati, la /-a/ finale si muta in /-e-/; esempio, "amico" /yaːlua/, "un amico" /yaːluek/. Il suffisso dei casi nominali è unito dopo l'articolo, e perciò si avrà:

  • nominativo: "un amico" /yaːluek/
  • genitivo: "di un amico" /yaːluekuge/
  • dativo: "a un amico" /yaːluekuʈə/
  • accusativo: "un amico (ogg.) /yaːluekʋə/
  • strumentale: "da un amico" /yaːluekugen/

Con i nomi inanimati, il suffisso è unito al nome, e si declina nella maniera seguente (es. con "libro" /potə/):

  • nominativo: "un libro" /potak/
  • genitivo: "di/in un libro" /potakə/
  • dativo: "a un libro" /potakəʈə/
  • strumentale: "da/con un libro" /potakin/

I nomi in /-eː/ hanno un'alternanza con il suffisso /-əjə/, che ha origine nella lingua letteraria (es. con "città" /nagəreː/, letterario /nagərəjə/):

  • nominativo: "una città" /nagərəjək/
  • genitivo: "di/in una città" /nagəreːkə/
  • dativo: "a una città" /nagəreːkəʈə/
  • strumentale: "da/con una città" /nagəreːkin/

Aggettivi

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In singalese parlato, gli aggettivi sono indeclinabili e precedono sempre il nome che qualificano. Esempi:

  • /lassənə miniha/ ("uomo bello" o "bell'uomo")
  • /lassənə minissu/ ("uomini belli")
  • /lassənə taruniə/ ("ragazza bella" o "bella ragazza")
  • /lassənə tarunioː/ ("ragazze belle")

Il superlativo assoluto si può formare con la costruzione /ita/ + aggettivo, oppure con il suffisso enfatico /-mə/:

  • /lassənə miniha/ ("uomo bello")
  • /ita lassənə miniha/ ("l'uomo più bello", "uomo bellissimo")
  • /lassənəmə miniha/ ("l'uomo più bello", "uomo bellissimo")

Frase nominale

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Mentre nella lingua italiana (e in altre lingue indeuropee) la frase nominale si forma utilizzando il verbo essere con funzione di copula (vedi predicato nominale), in singalese parlato non viene usato il verbo essere in tale maniera. Invece, la frase nominale è formata secondo la costruzione del seguente prospetto (costruzione enfatica):

soggetto + predicato nominale + suffisso /-i/

Esempi:

  • "l'uomo è bello" /miniha lassənai/
  • "le ragazze sono belle" /tarunioː lassənai/
  • "la città è grande" /nagəreː lokui/
  • "gli orti sono grandi" /ʋatu lokui/

Questa costruzione si chiama enfatica perché l'enfasi nella frase è posta sul predicato che assume il suffisso /-i/. Si noti la differente sfumatura di significato:

  • "l'uomo è bello" /miniha lassənai/ (l'enfasi è posta sul fatto che l'uomo è bello)
  • "bello è l'uomo" /lassənə minihai/ (l'enfasi è posta sul fatto che è l'uomo a essere bello)

Pronome

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Si distinguono i pronomi personali, i pronomi dimostrativi e i pronomi interrogativi.

Verbo

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La coniugazione del verbo in singalese parlato è abbastanza semplice, perché (a differenza della lingua letteraria) esiste una sola forma per tutte le persone (senza distinguere fra generi e numeri singolare e plurale). Questo fenomeno è simile a quello del verbo inglese.

Frase verbale

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In singalese, la frase è di tipo SOV (Soggetto-Oggetto-Verbo), e quindi la frase verbale si forma secondo l'ordine seguente:

soggetto + oggetto / complemento + predicato verbale

Esempi:

  • "io leggo il libro" /mamə potə kiovənəva/ (letteralm., "io libro leggo")
  • "voi leggete il libro" /obəla potə kiovənəva/ (letteralm., "voi libro leggete")
  • "lui va al mare" /eja muhudəʈə janəʋa/ (letteralm., "lui a-mare va")
  • "loro vanno in città" /eːgollo nagəreːʈə janəʋə/ (letteralm., "loro alla-città vanno")

Forme finite e indefinite

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Si distingue tra forme finite (che hanno un soggetto e possono essere usati come predicati verbali) e forme indefinite (che non hanno soggetto, e sono usati come nomi o aggettivi verbali)[1]:

Forme finite
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  • presente (usato per le azioni che avvengono al presente o al futuro);
  • passato (equivalente al passato remoto in italiano);
  • futuro modale (usato solo per la prima persona singolare);
  • ottativo/esortativo (utilizzato per esprimere una esortazione o un desiderio);
  • condizionale (esprime una possibilità);
  • imperativo (usato per esprimere un comando)

Altre costruzioni finite sono:

  • presente progressivo (usato per un azione in corso di svolgimento nel presente);
  • passato progressivo (usato per un azione che era in corso di svolgimento nel passato);
  • futuro progressivo (usato per un azione che sarà in corso di svolgimento nel futuro);
  • passato prossimo (usato per azioni passate che vengono riportate o citate, e formato con il participio passato);
Forme indefinite
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  • infinito;
  • participio presente e passato (da cui si forma il passato prossimo);
  • aggettivo verbale, presente e passato;
  • gerundio presente e passato;
  • nome verbale

Temi del presente e del passato

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Il singalese distingue il tema del presente da quello del passato per mezzo dell'apofonia (o ablaut), tipica delle lingue indeuropee. Ad eccezione di alcuni verbi irregolari, la formazione del passato è abbastanza prevedibile sulla base di alcune regole.

Il tema del presente si ricava levando alla forma base (registrata sul dizionario) il suffisso /-naʋa/. Ad esempio, "leggere" /liənəʋa/, tema del presente /liə-/; "guardare" /balənəʋa/, tema del presente /balə-/.

Esempi:

  • "fare" pres. /kərənəʋa/, pass. /keruʋa/ (irregolare)
  • "andare" pres. /janəʋa/, pass. /ɡija/ (irregolare)
  • "guardare" pres. /balənəʋa/, pass. /bæluʋa/
  • "abbaiare" pres. /burənəʋa/, pass. /biːruʋa/
  • "aprire" pres. /arinəʋa/, pass. /ærija/
  • "ottenere" pres. /læbenəʋa/, pass. /læbuna/

Presente

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La forma presente, in singalese parlato, è usata per una azione che avviene nel presente o nel futuro. È la forma che viene registrata nel dizionario.

La caratteristica della forma presente è il suffisso /-naʋa/. Levando questo suffisso, si ha il tema del presente (ad esempio, "leggere" /liənəʋa/, tema del presente /liə-/).

Esempi:

  • "io leggo il libro" /mamə pot kiyənəʋa/
  • "Sunil legge il libro" /sunil pot liənəʋa/
  • "i bambini vanno al mare" /laməjoː muhudəʈə janəʋa/
  • "noi pensiamo" /api hitənəʋa/
Presente della prima persona plurale
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Per la prima persona plurale (noi) in singalese parlato si conserva una forma della lingua scritta, che si ha unendo al tema del presente il suffisso /-mu/. Questa forma personale viene usata solo se la persona con cui si parla è inclusa nell'azione espressa dal verbo. Ad esempio:

  • "noi (escluso te) andiamo al mare" /api muhudəʈə janəʋa/ (esclusivo)
  • "noi (incluso te) andiamo al mare" /api muhudəʈə jamu/ (inclusivo)

Passato

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La forma passata equivale al passato remoto italiano. Si forma mediante apofonia o ablaut dal tema del presente.

La caratteristica del passato è di terminare sempre in /-ʋa/, o /-ja/ per alcuni verbi. Levando questo suffisso, si ha il tema del passato (ad esempio, "leggere" pass. /liuʋa/, tema del passato /liu-/).

Esempi:

  • "io lessi/ho letto il libro" /mamə pot liuʋa/
  • "Sunil lesse il libro" /sunil pot liuʋa/
  • "i bambini andarono al mare" /laməjoː muhudəʈə gija/
  • "noi pensammo/abbiamo pensato" /api hituʋa/

Futuro modale

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È una forma usata solo per la prima persona singolare, per esprimere un'azione futura che si intende fare, che implica una risposta del tipo "va bene, ok".

Si forma unendo al tema del presente il suffisso /-nnam/.

Esempi:

  • "domani vieni? verrò (=sì, certo, domani vengo)" /heʈə enəʋadə? ennam/
  • "vai a scuola? vado (=ok, ci vado)" /pasələʈə janəʋadə? jannam/

Ottativo/Esortativo

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Si usa per esprimere una esortazione ("possa Dio benedirti!") o un desiderio o augurio ("voglia tu sposare una brava ragazza!").

Esempi:

  • "possa Dio benedirti!" /deʋian obəʈə aːʂiːrʋaːdə kəreːʋa/ (esortazione)
  • "possa tu trovare un lavoro!" /obə ʋæɖak haᵐbuʋeːʋa/ (desiderio)
  • "voglia Sunil andare in Italia!" /sunil itaːliəʈə ɡijaːʋa/ (desiderio o augurio)

Benché sia usata nella lingua parlata, talvolta questa forma è sostituita dall'imperativo:

  • "Dio ti benedica!" /deʋian obəʈə aːʂiːrʋaːdə kərənnə/ (esortazione)

Le forme educate di saluto e augurio si basano sull'ottativo/esortativo:

  • "buon giorno! (=possa essere una buona giornata!)" /ʃubə daʋəsak ʋeːʋa/
  • "buona notte! (=possa essere una buona notte!)" /ʃubə ratriak ʋeːʋa/
  • "buon viaggio! (=possa essere un buon viaggio!)" /ʃubə gamənak ʋeːʋa/

Condizionale

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Questa forma è usata per esprimere una possibilità.

Si ha unendo al tema del presente il suffisso /-ʋi/.

Esempi:

  • "Sunil andrebbe al mare" /sunil muhudəʈə jaːʋi/
  • "noi lo faremmo" /api kərəʋi/

Imperativo

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Così come in italiano, si usa solo alla seconda persona (singolare e plurale) per esprimere un comando. Talvolta, l'imperativo sostituisce l'ottativo/esortativo.

Ha la stessa forma dell'infinito, e si forma con il tema del presente più il suffisso /-nnə/.

Esempi:

  • "Va' a scuola!" /pasələʈə jannə/
  • "Bevi il latte!" /kiri bonnə/
  • "Venite qua!" /metənə ennə/

Solo nella lingua parlata, esiste una variante colloquiale con suffisso /-ɳɖə/. Questa forma non è appropriata in un contesto formale:

  • "Va' a scuola!" /pasələʈə jaɳɖə/
  • "Bevi il latte!" /kiri boɳɖə/
  • "Venite qua!" /metənə eɳɖə/

Infinito

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È usato solitamente in dipendenza di altri verbi (vedi proposizione subordinata), o in alcune costruzioni con altri verbi.

Ha la stessa forma dell'imperativo, e si forma con il tema del presente più il suffisso /-nnə/. Così come per l'imperativo, solo nella lingua parlata, esiste una variante colloquiale con suffisso /-ɳɖə/. Questa forma non è appropriata in un contesto formale.

Esempi:

  • "io comincio a leggere il libro" /mamə potə kiəʋannə paʈan ɡannəʋa/
  • "Sunil va a lavorare" /sunil ʋæɖə kərənnə janəʋa/

Si noti che il periodo è di tipo left-branching, cioè solitamente gli elementi sono messi prima della parola che determinano.

Frasi modali

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In singalese è possibile esprimere la modalità di un azione per mezzo di semi-verbi. In molte lingue, incluso l'italiano, si utilizzano verbi modali o ausiliari come "volere", "potere" o "dovere" (vedi articolo in inglese).

Potere/Non potere

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Il concetto di "potere/non potere" si comunica con i sembi verbi "posso" /puluan/ e "non posso" /bæː/ (forma letteraria: /bæhæ/). La costruzione usata è la seguente:

soggetto al dativo (+ ʈə) + oggeto + verbo all'infinito + /puluan/ / /bæː/

Esempi:

  • "Sunil va al mare" /sunil muhudəʈə janəʋa/
  • "Sunil può andare al mare" /sunilʈə muhudəʈə jannə puluan/ (letteralm., "a-Sunil al-mare andare può")
  • "Sunil non può andare al mare" /sunilʈə muhudəʈə jannə bæː/ (letteralm., "a-Sunil al-mare andare non-può")

Si noti che il soggetto va al dativo.

Interrogazione

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Una frase diventa interrogativa con l'uso del suffisso /-də/, che viene aggiunto solitamente all'ultima parola del periodo.

Se si tratta di una frase nominale, il suffisso enfatico /-ji/ viene sostituito da quello interrogativo:

  • "Malkanti è bella" /malkanti lassənai/
  • "È Malkanti bella?" /malkanti lassənə/

Se si tratta di una frase verbale, è unito al verbo:

  • tu vai al mare" /obə muhudəʈə janaʋa/
  • vai al mare?" /obə muhudəʈə janəʋa/

Se, invece, si tratta di una frase modale, è unito al semi-verbo che modifica il verbo della frase:

  • Anil può leggere il libro" /anilʈə potə kiəʋannə puluan/
  • Può Anil leggere il libro?" /anilʈə potə kiəʋannə puluan/

Quando è presente un pronome interrogativo, il suffisso /-də/ non è usato, perché il pronome già esprime il concetto di interrogazione; in tal caso, però, il verbo è posto sempre alla forma enfatica:

  • "Sunil va al mare" /sunil muhudəʈə janəʋa/
  • "Quando va a mare Sunil? /sunil muhudəʈə janne kaʋədadə/ (forma enfatica)
  • "Perché Sunil va al mare?" /sunil muhudəʈə janne æji/ (forma enfatica)

Note

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  1. ^ Visto che rispetto al singalese letterario la forma parlata ha perso diversi modi e tempi "classici" delle lingue indeuropee (es. futuro, ottativo, ecc.), si è voluto semplificare parlando di forme piuttosto che suddividere il verbo in modi e tempi, perché spesso incompleti o ambigui.